
Il sogno "Casa solidaria"
Il progetto “Casa Solidaria” nasce da anni di esperienza di volontariato all’interno del carcere San Pedro di La Paz, dove i volontari dell’Associazione “Laboratorio Solidale” hanno avuto l’opportunità di lavorare con i figli dei detenuti e con i loro padri.
Raccogliendo le testimonianze di molti detenuti, emerge un minimo comun denominatore nel tono emozionale con cui parlano del loro futuro al di fuori delle mura carcerarie: la grande paura di “perdersi”, la paura della solitudine, di non farcela a ricominciare da zero, di non sapere cosa fare della propria vita.
La condizione detentiva in Bolivia, per molte persone, soprattutto quelle più povere, con lunghe pene e quelle abbandonate completamente dalla rete familiare, non rappresenta dunque solo una privazione della libertà circoscritta nel tempo, ma si trasforma in una quasi impossibilità futura di reinserirsi onestamente nel tessuto socio lavorativo della comunità, in parte per la difficoltà individuale di queste persone di ricostruirsi una identità nuova, diversa, onesta, e il profondo vissuto di impotenza che questo comporta, ma soprattutto per un violento etichettamento, una forte emarginazione ed esclusione che la pressione sociale e culturale opera verso questa popolazione.
Contesto
Nonostante la considerevole crescita economica registrata a partire già dalla decade 2000-2010, la Bolivia continua ad essere uno dei paesi più poveri dell’America Latina e la situazione penitenziaria ne rispecchia la gravità. Scarseggiano mezzi economici per poter organizzare uno “stato del Welfare”, una rete di sostegno socio-sanitario in grado di sopperire alle necessità dei suoi utenti, e tanto meno per sopperire ai bisogni di coloro che si trovano a vivere la situazione detentiva.
Esiste una profonda distanza fra il discorso giuridico, impregnato di considerazioni etiche sull’essere umano e la sua riabilitazione, e la realtà carceraria caratterizzata da strutture fatiscenti, sovraffollate, senza le minime condizioni di abitabilità e soprattutto caratterizzata da una politica del minimo investimento da parte dello Stato.
Problematiche come quelle portate dai “ragazzi di strada”, alcolisti, tossicodipendenti, detenuti ed ex detenuti, sono purtroppo considerate fuori dalla portata economica del paese, perché prive di una sostenibilità futura, perché non produttive. Inoltre la povertà in cui versa buona parte della popolazione, porta il pensiero comune a colpevolizzare le fasce sopramenzionate, a considerarle prive di diritti, non meritevoli di aiuto e sostegno, dal momento che hanno osato infrangere le leggi o andare consapevolmente incontro all’autodistruzione.
Se la carenza di progetti educativi all’interno del carcere è grave, ancor più lo è la mancanza di un sostegno sociale, psicologico, morale, economico, al momento dell’uscita dal carcere per le persone che hanno perso i riferimenti familiari, o che per vari motivi devono permanere lontani dal loro luogo di residenza (per esempio per motivi legali, per cui si devono fermare obbligatoriamente in un dato distretto, per andare a firmare ogni settimana in Tribunale, per dimostrare la loro “buona condotta”). Per nulla strano dunque che la reincidenza al crimine sia altissima: circa l’80% di coloro che escono dal carcere, vi rientrano in tempi brevissimi, proprio per una assoluta mancanza di sostegno e di alternative al loro stile di vita.
Descrizione del progetto
Il bisogno al quale si vuole dare una risposta concreta è quella di una alternativa all’abbandono totale in cui versano i detenuti in uscita dal carcere, soprattutto dopo lunghe pene detentive. L’intenzione è quella di prendere per mano, accompagnare gli ex-detenuti nella ricerca di un lavoro, di una sistemazione, aiutarli nella acquisizione di una competenza lavorativa (attraverso il coinvolgimento nel lavoro offerto dal progetto stesso), sostenerli nel loro percorso di re inserimento sociale.
L’accoglienza è rivolta in particolare a quelle persone che durante una lunga detenzione hanno perduto il contatto con la famiglia, gli amici e la rete relazionale di sostegno così importante per il recupero della speranza e della capacità di ricominciare a vivere in maniera nuova, onesta, autonoma.
La sfida di Laboratorio Solidale è iniziata nell'Agosto 2015 con l'acquisto di un terreno di 10 ettari, nella regione delle Yungas per poter dare il primo passo alla realizzazione concreta di un'azienda agricola dove attivare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo della popolazione sopra menzionata. Si concretizza così la possibilità di continuare il lavoro svolto finora all'interno del carcere, e completare il percorso, accompagnando gli ex detenuti nel loro nuovo cammino di vita, cosi da dare anche ai loro figli la speranza concreta di un futuro in libertà.
La zona di intervento è situata nella colonia di Villa Flor, a circa 8 km da Caranavi, una cittadina di poco meno di 60.000 abitanti nelle valli delle Yungas a 5 ore di strada da La Paz, nell'omonimo dipartimento Boliviano. La zona è paesaggisticamente molto attraente, relativamente poco distante da La Paz e per questo, battuta da turismo “di villeggiatura” locale e straniero, in transito verso l'Amazzonia boliviana. Caranavi, viene spesso menzionata come “la Porta dell'Amazzonia”.
Casa Solidaria intende essere una realtà operativa volta a favorire la riabilitazione e il reinserimento degli ex detenuti nel tessuto sociale e lavorativo, tramite l'attivazione di percorsi individualizzati di formazione professionale nell'ambito della produzione e commercializzazione di prodotti agricoli biologici. Il progetto si propone di costituire una risorsa concreta nel momento particolarmente difficile e rischioso della vita di un detenuto, costituito dai mesi immediatamente successivi alla scarcerazione. Vuole essere inoltre una possibilità di scambio e crescita umana, lavorativa, culturale ed economica insieme alla comunità locale.
Il terreno acquistato da Laboratorio Solidale per la realizzazione del progetto ha caratteristiche tali da soddisfare le condizioni necessarie alla conduzione dell’attività agricola, alla realizzazione di Turismo Responsabile e all'attivazione di percorsi di inclusione socio-lavorativa degli ex-detenuti.
Ispirandosi al modello della terapia occupazionale, i partecipanti, durante il percorso di reinserimento, saranno coinvolti costantemente in tre ambiti di esperienza:
- Partecipazione allo specifico percorso formativo/lavorativo assegnato: il lavoro svolto in azienda costituirà l'essenza stessa del percorso di reinserimento socio lavorativo degli ex detenuti. Le attività svolte favoriranno una riacquisizione e/o la scoperta di risorse interiori, relazionali e professionali di ogni utente, valorizzando le competenze pregresse e favorendo l'acquisizione di nuove, aiutando gli utenti nel riprendere gradualmente il contatto con la realtà, riacquisendo e interiorizzando ritmi di vita equilibrati, dando un giusto peso alla relazione tra lavoro e tempo libero. Gli ex detenuti avranno la possibilità di rielaborare un nuovo modo di intendere la progettualità della vita, riscoprendo il valore della propria attività lavorativa come gesto costruttivo che genera buoni frutti e ingresso economico. Il lavoro con la terra in particolare aiuta ad elaborare una percezione di se come individuo capace di “portare a termine un ciclo”, di “sapersi prendere cura” di qualcosa: tutte percezioni nuove ma fondamentali per accrescere l'autostima e la motivazione a mettersi in gioco in un attività onesta.
- Partecipazione attiva alla vita comunitaria di Casa Solidaria; l'organizzazione e la condivisione della vita quotidiana (approvvigionamento, preparazione dei pasti, pulizia degli ambienti, condivisione del tempo libero, regole e routine quotidiane), il coinvolgimento nella gestione e sviluppo del progetto, il contatto diretto con gli altri partecipanti, con la comunità locale, con i referenti, con i volontari e con gli ospiti della struttura contribuiranno in modo trasversale a sviluppare le capacità sociali e relazionali degli ospiti fornendo sostegno emotivo e favorendo processi di empowerment, auto-realizzazione e inclusione nel tessuto sociale.
- Casa Solidaria sarà inoltre occasione per gli ospiti della struttura di coltivare le proprie competenze sociali e relazionali e di fomentare le capacità di care giving così importanti per aumentare la loro autostima.
Nel corso di tali attività i partecipanti saranno costantemente supportati dai responsabili del progetto che con le loro diverse professionalità attueranno attività di orientamento, monitoraggio, valutazione e tutoraggio in un’ottica che permetta all'individuo di rinforzare e sperimentare in modo protetto le competenze relazionali, decisionali, di autodeterminazione e di problem solving.
Chi sono i beneficiari
BENEFICIARI DIRETTI
- Ex detenuti (n 8 all’anno, 4 persone alla volta per una permanenza media di 6 mesi)
- Comunità locale (n 4 famiglie attraverso attività di formazione e lavoro, nei primi due anni)
- Turisti e volontari ospiti della struttura
BENEFICIARI INDIRETTI:
- 8 nuclei familiari degli ex detenuti all’anno
- L’istituzione penitenziaria del dipartimento di La Paz
- Le 58 famiglie della colonia Villa Flor
- Gli acquirenti dei prodotti e servizi della azienda agricola
Obiettivi
OBIETTIVO GENERALE
Favorire la reintegrazione socio-lavorativa degli ex-detenuti creando le condizioni per una loro piena e produttiva occupazione e una vita dignitosa.
OBIETTIVI SPECIFICI
- Costituzione e avviamento di una azienda agricola per la produzione e commercializzazione di prodotti biologici.
- Aumentare/migliorare le competenze professionali e le abilità sociali degli ex-detenuti.
- Realizzazione di un percorso di turismo responsabile con il coinvolgimento della comunità locale.
Sostenibilità
Il progetto ricercherà la sua sostenibilità futura attraverso:
- Costituzione e avviamento di una azienda agricola con il coinvolgimento della comunità locale;
- Coltivazione e allevamento per consumo interno e vendita sul mercato locale boliviano;
- Inserimento del Centro “Casa Solidaria” all’interno di un circuito di Turismo Responsabile;
- Intensificazione della rete del volontariato locale/internazionale e sensibilizzazione delle associazioni locali che si occupano di diritti umani, della problematica degli ex detenuti e il loro rischio di esclusione sociale.
- Inserimento del Centro “Casa Solidaria”, in un elenco di strutture che prevedano la presenza di volontari in Servizio Civile internazionale;
- Coinvolgimento delle istituzioni locali (Ministero de Justicia, Ministerio de Gobierno - Regimen Penitenciario -, ecc.) e discussione sulla possibilità di un finanziamento pubblico / privato a favore dell’azione di reinserimento sociale e lavorativo rivolta agli ex detenuti.